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Usanze matrimoniali più antiche

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Usanze del matrimonio più antiche (a partire dal 1870)


Una volta ci si sposava soprattutto durante il carnevale. Tutte le vere, antiche usanze del carnevale hanno a che fare con la fertilità e il matrimonio.

Per motivi economici, non tutti potevano sposarsi. Le figlie di contadini con grandi proprietà potevano sempre sposarsi, mentre le donne di estrazione più modesta facevano più fatica. La regola era: ricco contadino con ricco contadino.

Il matrimonio veniva sempre interpretato come un affare legale. Più si guarda indietro, più si applica questa regola. Per questo motivo ci si può spiegare perché sul matrimonio esiste la più grande quantità di documentazione scritta antica.

Nel Burgraviato un ragazzo interessato a una ragazza si riconosceva dal fatto che si faceva la barba. I capelli erano tagliati a zero, lasciando ciocche di capelli solamente al margine più esterno del cuoio capelluto, incluse le basette.

In questo modo si sapeva che il ragazzo era impegnato ma non si sapeva con chi. In passato le relazioni sentimentali non erano di dominio pubblico. Se si pensava di conoscere i nomi di una coppia si diceva: “La Bepina la va col Luigi" oppure “El Gianni el va con la Mariota”. Inoltre il ragazzo non andava a prendere a casa la ragazza, ma la incontrava casualmente per strada.

In alcuni luoghi, già prima di iniziare il corteggiamento, i ragazzi sceglievano ragazze benestanti. Da qui il detto: “Se tuo padre non ha nulla, non ci puoi fare nulla, ma se tuo suocero non ha nulla è colpa tua".

Nel Tirolo orientale o in Val Pusteria un ragazzo desideroso di sposarsi doveva presentarsi tenendo un lungo discorso percorrendo la strada fino a casa della sposa (“Gasslgian”), di solito di notte e accompagnato da fratelli e amici.

A Lusón, il Venerdì Santo la ragazza portava uova di Pasqua e Krapfen in un luogo convenuto. Facendo ciò veniva ricompensata dal ragazzo con un portagioie in legno realizzato da lui o con un fazzoletto.

In Val Pusteria le coppie si incontravano spesso a Pasquetta e alla fine di ottobre il 3° giorno del Mercato di Stegona, chiamato “Menschenmarkt”. In questa occasione, il ragazzo doveva offrire alla ragazza una merenda, ricevendo in cambio un lungo sigaro.

A Bressanone si diceva che la coppia avesse preso il volo con le anatre. Questo accadeva in occasione del giorno di San Giuseppe e della seconda migrazione delle anatre a Pasquetta.

A Castelrotto se il ragazzo regalava alla ragazza una candela al mercato della Candelora, una gallina di zucchero per Tutti i Santi o castagne arrosto per S. Caterina, questo gesto veniva interpretato come simbolo d'amore. Spesso gli scambi si protraevano per due o tre anni. Quando il ragazzo voleva comunicare che desiderava fare sul "serio", allora faceva sapere alla ragazza che a Natale si sarebbe recato allo "Straubenessen" (mangiare gli strauben, dolcetti a spirale). Questo veniva però tenuto segreto.

In alcuni luoghi (come a Nuova Ponente) non era necessaria una conoscenza di lunga data per trovare una giovane contadina. Le possibili fidanzate venivano scelte durante la messa domenicale. Nel pomeriggio il ragazzo andava a corteggiare la ragazza con un filone di pane bianco, fatto cuocere apposta dal fornaio. Non si parlava d’amore. Se la coppia era d'accordo, la settimana successiva sarebbero andati dal parroco a festeggiare "la stretta di mano". A questo evento venivano invitati parenti e amici. La domenica successiva, venivano annunciate le nozze dal pulpito. Le nozze venivano celebrate dopo la terza proclamazione. I ragazzi timidi chiedevano a una persona di intercedere per loro.


Non sempre però il fidanzamento portava alle nozze. Alla data prevista per le nozze si provvedeva a spargere segatura o paglia. Se il fidanzamento veniva rotto, tutti i regali venivano restituiti.

Irmgard Windegger

         
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